JEAN DUBUFFET, “creatore” di questa parola che ben presto proibì di utilizzare per opere diverse da quelle della sua collezione, la definisce, ne ripassa le sfumature, la raffina in tutti i suoi libri correlati, come il Prospetto e tutti gli scritti successivi (4 volumi), e in particolare L'Homme du commun à l'ouvrage.
È quindi inutile pretendere di inventare in materia. Meglio citare l'autore: Ecco un estratto da un testo pubblicato nel 1947 e intitolato "L'Art brut".
"Ci sono", dice, "(ci sono ovunque e sempre nell'arte, due ordini. C'è arte consueta (o educata) (o perfetta) (è stata battezzata, secondo la moda del tempo, arte classica, arte romantica o barocca, o come preferisci, ma è sempre la stessa); e c'è (che è furtivo come un cervo), art brut...
Per formulare cos'è, quest'arte grezza, certo che non sono affari miei. ... L'art brut è un'arte modesta che spesso non sa nemmeno di chiamarsi “arte”.